Date:
June 1, 2019

Il "ghetto"

Non c’è mai stato un vero Ghetto ad Acquasparta ma la denominazione di ghetto nasce dalla tradizionale presenza in una piccola parte del paese di diverse famiglie ebree. La prima notizia in merito risale al 1227 quando un terreno viene affittato ad un certo Jacopo Maccabeo.  Poi dal 500 è testimoniata la presenza di un banco dei prestiti e nel tempo c’è stata sempre una piccola comunità con alterne vicende fino ai primi del 900, per ritornare durante la Seconda guerra mondiale come sfollati tra le mille persone accolte ad Acquasparta e le sue campagne, si annoverano infatti alcune famiglie ebree come gli Sciunnach. Inoltre, ci sono diverse notizie interessanti, risulta che da documenti originali nel 1697/98 padre Rodolfo Bresavola predica ad un gruppo di ebrei per la loro conversione, con grande rispetto chiamandoli fratelli nella fede con termini di grande rispetto per la religione ebraica. Era un uditorio di alto livello culturale, viste le predicazioni così curate, che fa supporre ad una comunità di buon livello economico.    

piazza-ghetto_8

La Comunità

Come mai questa comunità di circa sei famiglie era presente ad Acquasparta, un paese di neanche mille abitanti?  Forse per il cantiere del grande Palazzo Cesi terminato nel 1579 ma ancora da decorare e arredare.  Era un cantiere che dava da lavorare ad abili artigiani, tappezzieri, pittori, falegnami, intarsiatori, scalpellini (molti venuti dalla Lombardia e dalla Toscana).

Inoltre, Acquasparta era un importante punto di passaggio per fiere e mercati. Come la fiera di san Gregorio che durava dal 12 al 19 marzo, poi la Fiera dell’annunciazione del 25 marzo e molte altre, che giustificano la presenza di commercianti e mercanti di stoffe e pelli. Gli ebrei sono stati sempre grandi commercianti e valenti artigiani; quindi, questo può essere uno dei motivi della loro plurisecolare presenza.

Oltre per i mercati Acquasparta era una meta importante di sosta per i pellegrini che andavano a Roma o ad Assisi per questo erano presenti il Convento di San Francesco con il grande ospedale da 50 /60 posti, quello più piccolo della Madonna del Giglio e quello sulla via Flaminia di San Giovanni de Budes.

La convivenza

La convivenza tra le due diverse comunità è stata sempre molto pacifica. Alcuni poi si convertirono al cristianesimo e cambiarono il cognome o un nome che richiama la loro origine, integrandosi serenamente nella comunità, (nel 1730 la Confraternita di S. Giuseppe raccoglieva le elemosine per gli ebrei convertiti), ancora oggi diverse famiglie discendono dalle famiglie ebree.  La denominazione del luogo da Piazzetta a Ghetto inizia ad essere utilizzato solo nei primi dell’800.

In periodo di Guerra era un luogo trafficato per il “mercato nero”.  Ad Acquasparta c’erano i depositi dei materiali e dei viveri dell’esercito in quanto zona franca per via degli ospedali, e quindi c’era un ricco traffico di merce trafugata dai magazzini e venduta al ghetto da dove si poteva fuggire con facilità. Infatti, se ci fate caso ci sono ben 4 vie di fuga, (verificate pure) e i gendarmi avevano vita difficile. Queste sono le storie tratte dai racconti degli ultimi anziani.

piazza-ghetto_6