Date:
June 1, 2019

Palazzo di attesa – Palazzo Isabella Liviani

Essere ricca, piacente, intelligente, dal carattere forte, a Parigi come dama di compagnia ai primi decenni del 500, inviata da un padre condottiero temuto e voluto da tutti i potenti per le guerre combattute dai poveri a loro nome per capriccio o vendetta, per astuzia o errore. Ero felice e ammirata, dal piccolo castello di Alviano a Versailles con i suoi giardini magnifici, a passeggiare e far di scuola di lingue straniere, ben 5 ne conoscevo. Poi mio padre morì a seguito di una delle tante bravate guerresche, perché lui i soldi li guadagnava moltissimi ma in battaglia ci andava eccome, come i re del tempo antico non come quelli di adesso. Morendo mio padre dovetti tornare insieme alle sorelle e i fratelli e fare i conti e trovare marito, e cambiare cognome o ritrovare l’originale Liviani per andare avanti nella gestione di un piccolo impero

Il maggiore elogio dell'A. fu fatto dai suoi soldati che, dopo la sua morte, non vollero per venticinque giorni separarsi dalla sua salma, e da Teodoro Trivulzio che, nel trasportarla da Ghedi a Venezia (ove trovò sepoltura nella chiesa di S. Stefano), passando sotto le mura di Verona non volle chieder salvacondotto a Marcantonio Colonna, che ivi comandava il presidio spagnolo, affermando, al dire del Guicciardini, "non essere conveniente che chi vivo non aveva mai avuto paura degli inimici, morto facesse segno di temergli".

Isabella Liviani, tratta dal quadro custodito in santa cecilia, parla di sé, di Parigi, del matrimonio e dell’attesa del Palazzo di famiglia.